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Ritorna come argomento la questione relativa al gap esistente tra nord e sud Italia in termini di infrastrutture e PIL. Per fortuna anche in quest’ultima analisi, portata avanti dall’Istituto per la Competitività, I-Com “L’economia delle Regioni italiane e i rapporti tra amministrazioni territoriali e imprese”, è emersa una evidente crescita nel sud (Campania, Puglia e Sicilia) delle infrastrutture e delle telecomunicazioni, purtroppo frenata da una pressione fiscale non equa e molto più incisiva rispetto al nord. Per descrivere il grado di competitività delle Regioni italiane, I-Com ha elaborato un indice sintetico che prende in considerazione alcune variabili relative alla dotazione infrastrutturale. Da tale criterio di misurazione, si rileva la buona performance di Campania, Puglia e Sicilia specialmente nel settore della banda ultra-larga. La Campania è al secondo posto del ranking nazionale, dopo la Lombardia, grazie anche a un’ottima
capillarità della rete di distribuzione elettrica. Le Regioni del Sud risultano anche in prima linea non solo per le dinamiche mostrate nei settori delle telecomunicazioni, dei trasporti e dell’energia, ma anche nelle esportazioni. Infatti, per il 2016, l’aumento delle esportazioni è pari all’8,3% rispetto all’anno precedente. Un dato sicuramente positivo, considerando le difficoltà infrastrutturali di base (aeroporti, reti ferroviarie, strade) esistenti. E’ risaputo, infatti, che un Paese che dispone di una buona dotazione in infrastrutture funzionanti, consente alle imprese e strutture ricettive di usufruire di notevoli riduzioni in termini di costi fissi e godere di un aumento dei propri volumi produttivi, e consente, anche, la localizzazione di nuove attività economiche e rende i mercati molto più accessibili. Lo stesso Ministro delle infrastrutture e i trasporti, Graziano Delirio, che in questi giorni sta lavorando alla implementazione del Masterplan per il Mezzogiorno, ha sottolineato l’importanza per il sud di disporre di aeroporti, porti operativi e reti ferroviarie efficienti, quale condizione essenziale di partenza per i diversi settori economici.
La svolta per il sud Italia deve partire dall’individuazione delle cause/effetto che hanno portato il territorio all’impoverimento delle proprie dotazioni infrastrutturali, e proseguire nell’adoperarsi a porre rimedio al problema. Per anni, infatti, si è posta l’attenzione sulla realizzazione di grandi opere infrastrutturali, a discapito di quelle di base (aeroporti, reti ferroviarie, strade, ospedali e scuole). Se a questi problemi aggiungiamo una pressione fiscale molto più incisiva rispetto al nord, non dobbiamo sbalordirci del fatto che la crescita al sud sia più rallentata. Infatti, il carico fiscale per le industrie nel Sud è in media maggiore rispetto a quello del Nord. L’aliquota Irap più alta si registra in Campania (4,97%), Sicilia, Puglia e Calabria (4,82%). Mentre nelle Regioni del Nord si applica l’aliquota ordinaria (3,90%). Quindi per risollevare il sud da questo sviluppo rallentato occorre un maggior impegno da parte del Governo, già in parte avviato con il contratto di programma tra il ministero dei trasporti e la Rete delle ferrovie (RFI) e il piano degli investimenti per la banda larga; ma non basta, occorre un maggior coinvolgimento della classe dirigente locale con interventi ancora più incisivi e mirati in ambito economico e finanziario.